Il digiuno intermittente è efficace?

21 giugno, 2019 , , , ,

3. Effetto del digiuno intermittente sulla perdita di peso

Secondo le meta-analisi e le analisi della letteratura sull’argomento effettuate fino ad ora, il digiuno intermittente avrebbe degli effetti sulla perdita di peso, sulla perdita di materia grassa e di grasso viscerale paragonabili a quelli di un’alimentazione continuata con restrizione calorica. Anche gli effetti sul mantenimento della massa muscolare durante il processo di perdita di peso risultano simili.

È stato stabilito che il digiuno intermittente può ridurre la secrezione d’insulina, aumentando così la capacità del corpo di bruciare i grassi. Tuttavia, sembrerebbe invece che la perdita di peso risultante dal digiuno intermittente sia una conseguenza del fatto che questo tipo di digiuno riduce l’opportunità di mangiare, diminuendo così la quantità totale di calorie assunte giornalmente.

Alcuni studi suggeriscono che il digiuno intermittente possa avere un effetto favorevole sul metabolismo basale (quantità di calorie bruciate dal corpo per svolgere le proprie funzioni di base) nel corso di un processo di perdita di peso, limitandone la diminuzione, ma non tutti gli studi dimostrano questo effetto. Sono necessarie ulteriori ricerche per capire meglio gli effetti del digiuno intermittente sul metabolismo basale.

Occorre sottolineare che non tutti gli studi dimostrano che il digiuno intermittente sia un metodo efficace per perdere peso. Ad esempio, uno studio ha comparato gli effetti del digiuno intermittente con gli effetti di una quotidiana restrizione calorica classica su 23 donne obese.

Le donne hanno seguito una dieta classica con restrizione calorica per 12 mesi, seguita da un digiuno intermittente di 15 ore al giorno per un mese (potevano mangiare a volontà nel resto del tempo), per poi ritornare alla restrizione calorica classica per 11 mesi, per un totale di due anni di monitoraggio. Durante i mesi di digiuno intermittente, il ritmo di perdita di peso è diminuito significativamente rispetto ai mesi di restrizione calorica classica (perdita di peso di 1,25kg al mese durante la restrizione calorica, contro gli 0,47kg durante i mesi di digiuno intermittente).

Non mangiare per essere in salute?

Per alcune persone il digiuno intermittente può rivelarsi un metodo efficace per perdere peso, migliorare il controllo della glicemia o il profilo lipidico. Tuttavia, è molto probabile che una riduzione dell’apporto calorico per mezzo di un’alimentazione equilibrata produca dei risultati simili. Il digiuno intermittente può risultare difficile da seguire in base agli orari, all’attività fisica o alle attività sociali di ognuno. Se una dieta è troppo difficile da seguire, non può essere portata avanti a lungo termine. Per migliorare la salute o per perdere peso, la migliore alimentazione è quella che riusciamo a seguire per molto tempo!

Per alcune persone può risultare rassicurante imporsi un programma alimentare con delle regole rigide come quelle del digiuno intermittente, ma in realtà non è necessario privarsi del cibo per essere in salute. In più, il fatto di avere delle regole rigide esterne che ci dettano come mangiare, può allontanarci dai segnali di fame e di sazietà inviati dal nostro corpo. Esistono già delle soluzioni per mangiare correttamente senza doversi privare del cibo, come reimparare ad ascoltare il nostro corpo.

In conclusione, non vi sono studi sufficienti per confermare che il digiuno intermittente sia lo stile alimentare in grado di migliorare la nostra salute in generale. Per quanto riguarda la perdita di peso, non ci sono prove che il digiuno intermittente funzioni meglio rispetto alla restrizione calorica classica. Anche se non si è dimostrato migliore di altri regimi alimentari, può essere preso in considerazione da coloro che si sentono più predisposti a seguire in modo continuativo un digiuno intermittente piuttosto che una dieta restrittiva. Tuttavia queste pratiche dovrebbero sempre essere svolte avvalendosi della supervisione di professionisti sanitari qualificati, come un medico e/o un dietista/nutrizionista, per monitorare la glicemia e modificare i medicinali, se necessario.


Fonti

  • Extenso (2018) Le jeûne intermittent pour mieux contrôler le diabète. http://www.extenso.org/article/le-jeune-intermittent-pour-mieux-controler-le-diabete/
  • Headland et coll. (2016) Weight-Loss Outcomes: A Systematic Review and Meta-Analysis of Intermittent Energy Restriction Trials Lasting a Minimum of 6 Months. Nutrients; 8(6):354
  • Seimon et coll. (2015) Do intermittent diets provide physiological benefits over continuous diets for weight loss? A systematic review of clinical trials. Mol Cell Endocrinol; 15;418 Pt 2:153-72.
  • Harris et coll. (2018) Intermittent fasting interventions for treatment of overweight and obesity in adults: a systematic review and meta-analysis. JBI Database System Rev Implement Rep; 16(2):507-547.
  • Aksungar et al (2017) Comparison of Intermittent Fasting Versus Caloric Restriction in Obese Subjects: A Two Year Follow-Up. J Nutr Health Aging;21(6):681-685.
  • Tinsley et Horne (2017) Intermittent fasting and cardiovascular disease: current evidence and unresolved questions. Future Cardiology; 14 (1): 47-54.
  • St-Onge et coll. (2017) Meal Timing and Frequency: Implications for Cardiovascular Disease Prevention. A Scientific Statement From the American Heart Association. Circulation; 135(9): e96-e121.
  • Trepanowski et coll (2017) Effect of Alternate-Day Fasting on Weight Loss, Weight Maintenance, and Cardioprotection Among Metabolically Healthy Obese Adults: A Randomized Clinical Trial. JAMA Intern Med; 177(7): 930–938.
  • Cioffi et coll. (2018) Intermittent versus continuous energy restriction on weight loss and cardiometabolic outcomes: a systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. J Transl Med;16(1):371.
  • Sundfor, Svendsen et Tonstad (2018) Effect of intermittent versus continuous energy restriction on weight loss, maintenance and cardiometabolic risk: A randomized 1-year trial. NMCD; 28(7): 698-706.
  • Zauner et coll. (2000) Resting energy expenditure in short-term starvation is increased as a result of an increase in serum norepinephrine. The American Journal of Clinical Nutrition; 71(6): 1511–1515.

Pagine: 1 2

Autori

Kathryn Adel
Kathryn è titolare di una laurea in kinesiologia e una in alimentazione, e di un master in alimentazione sportiva. È membro dell’OPDQ e dell’Academy of Nutrition and Dietetics. Atleta di mezzofondo, ha corso per la squadra olimpica di Montréal e il Rouge et Or. Kathryn è specializzata in alimentazione sportiva, perdita di peso, diabete, salute cardiovascolare e gastrointestinale. Kathryn ha molta esperienza con l'approccio FODMAP e ha completato la certificazione dell'Università Monash.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito web utilizza dei cookie per offrire la migliore esperienza utente e assicurare buone prestazioni, la comunicazione con i social network o la visualizzazione di annunci pubblicitari. Cliccando su "ACCETTO", acconsenti all'uso dei cookie in conformità con la nostra politica sulla privacy.