Farmaci IPP e salute intestinale: quali sono gli effetti?

5 agosto, 2021 ,

Cosa sono gli IPP ?

Gli inibitori della pompa protonica (IPP) – esomeprazolo, lansoprazolo, omeprazolo, pantoprazolo e rabeprazolo – sono alcuni dei farmaci più usati nel mondo. Sono usati per trattare l’acidità gastrica nelle ulcere gastriche, nelle ulcere duodenali e nella malattia da reflusso gastroesofageo (GERD).

Come agiscono?

Come suggerisce il loro nome, gli IPP inibiscono la pompa protonica, un trasportatore di membrana attivo, che trasporta i protoni (ioni H+) dall’esterno della cellula gastrica all’interno. Ciò abbassa il pH (acidificazione) delle cellule parietali gastriche responsabili della produzione dell’acido cloridrico necessario per una corretta digestione.

Inibendo l’attività della pompa protonica, gli IPP impediscono la secrezione di acido gastrico dalle cellule dello stomaco, alleviando così il dolore, il bruciore o il disagio addominale.

La loro assunzione provoca effetti collaterali?

Come ogni farmaco, anche gli IPP possono causare effetti collaterali. Tra i più comuni vi sono dolori addominali, diarrea, stitichezza, nausea e mal di testa.

Anche se questi farmaci sono sicuri, alcuni studi pongono dei dubbi riguardo agli effetti del loro uso a lungo termine. L’uso prolungato infatti può portare a fratture, polmonite, carenza di vitamina B12, malattie renali croniche e demenza. Tuttavia non ci sono attualmente prove sufficienti per stabilire un legame causale diretto tra questi gravi effetti avversi e l’uso a lungo termine degli IPP.

D’altra parte, è noto che l’uso di IPP è associato a un aumento del rischio di infezioni enteriche con batteri tossici come E. coli, Salmonella e Clostridium difficile. Ciò potrebbe essere spiegato dall’alterazione del microbiota intestinale che crea una disbiosi intestinale.

Questi fattori ci inducono a riflettere sull’impatto che può avere l’assunzione di IPP sul microbiota intestinale.

Quali sono gli effetti sul microbiota intestinale?

Sempre più studi stanno esaminando il ruolo determinante del microbiota intestinale e l’impatto della sua alterazione sulla nostra salute, in particolare sui disturbi gastrointestinali.

Gli antibiotici sono noti per alterare il microbiota intestinale, ma è così anche per gli IPP?

Diversi studi e revisioni della letteratura indicano che l’assunzione di IPP può alterare il microbiota intestinale, in misura maggiore o minore, in tutte le parti del tratto gastrointestinale. Questa alterazione avrebbe inizio nell’esofago, continuerebbe nello stomaco, poi nell’intestino tenue e infine nel colon. L’assunzione di IPP potrebbe quindi influenzare la diversità dei batteri e indurre profondi cambiamenti nel microbiota intestinale.

Tra i cambiamenti osservati nei soggetti che assumono IPP c’è la sovrarappresentazione del microbiota orale nel microbiota intestinale. Ciò supporta l’idea che l’inibizione della secrezione acida gastrica indotta dagli IPP faciliti la colonizzazione delle parti distali del tratto gastrointestinale da parte di specie microbiche patogene o non patogene contenute nel microbiota gastrointestinale superiore.

Va anche notato che uno squilibrio nei batteri che compongono il microbiota intestinale può promuovere l’infiammazione dell’epitelio intestinale. Tale condizione si trova spesso nelle persone che soffrono di malattie infiammatorie intestinali (IBD), e solleva pertanto la questione del legame tra l’uso di IPP e l’aumento dell’incidenza di IBD e altri disturbi gastrointestinali.

Assunzione di IPP e SIBO

Numerosi studi pubblicati negli ultimi anni suggeriscono che oltre a influenzare il microbiota intestinale e ad aumentare il rischio di infezioni enteriche, l’uso di IPP può aumentare il rischio di crescita batterica dell’intestino tenue (SIBO).

Tuttavia questa associazione è controversa, alla luce dei risultati contrastanti degli studi condotti fino ad oggi. Una meta-analisi del 2018 ha riportato che la terapia con IPP è associata a un rischio moderatamente aumentato di SIBO, mentre altri studi non hanno trovato differenze tra chi assumeva IPP e chi non ne faceva uso.

In conclusione

Sebbene siano necessari ulteriori studi per misurare l’esatto impatto degli IPP sulla salute dell’intestino e le conseguenze che ne derivano per la salute umana, è consigliabile rimanere vigili, dato che sono tra i farmaci più utilizzati. Dovrebbero essere assunti solo con l’approvazione del medico, tenendo presente che, a seconda dell’individuo e della situazione, possono essere considerate altre alternative per alleviare il disagio, come ad esempio adottare migliori abitudini alimentari.

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Fonti:

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Autori

Jennifer Morzier
Dietista-Nutrizionista membro dell’Albo professionale dei dietisti-nutrizonisti del Québec (OPDQ) , Jennifer è specializzata sia in nutrizione sportiva che in problematiche gastrointestinali, tra cui la dieta FODMAP. Jennifer propone una visione semplice, efficace e pratica riguardo la pianificazione dei pasti quotidiani.

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